da Ansa.it
A 15 anni, nel reparto di oncologia pediatrica dell'Ospedale Burlo Garofalo di Triste ci è entrato per curarsi dal tumore che lo aveva colpito, un linfoma di Hodgkin. Ora, a 24, ha deciso di tornarci, ma con un camice da fisioterapista indosso, per aiutare i bambini che, come lui nove anni fa, stanno vivendo la difficile fase della malattia: "Per me - racconta Roberto Casalaz - è stato un ritorno alle origini, sentivo di volerlo fare perchè aiutare e far sorridere questi bimbi è un pò un riscatto in positivo contro la malattia che oggi colpisce loro e ieri ha colpito me". Della sua esperienza di adolescente con un cancro Roberto parla con serenità, sottolineando più volte di essere stato "fortunato": "La diagnosi mi è stata fatta nel 2008, ma da subito ho capito di essere stato fortunato. Il tumore era stato preso in tempo ed ho potuto fare la chemioterapia via endovena e non con un catetere. Questo mi ha permesso una certa libertà, tanto che ho potuto ad esempio continuare a giocare a calcio. La chemio è durata 4 mesi. Ma è andata bene e non ho avuto ricadute". Attualmente, racconta, "lavoro come fisioterapista nello stesso reparto che mi accolse da ragazzo. Avevo questo desiderio, così ho chiesto di svolgere la mia tesi di laurea con uno dei professori del reparto. Vi sono quindi rimasto come volontario ed ora sono in attesa del bando per una borsa di studio".
La malattia, sottolinea, "mi ha insegnato tanto: a 15 anni sei già abbastanza grande per capire cosa ti succede e nella sfortuna ho capito di essere fortunato: avevo una famiglia, degli amici e dei medici fantastici su cui ho potuto contare da subito. La malattia mi ha però spinto a rimettermi in gioco, a rivalutare cose che spesso si danno per scontate, a partire dalla salute, a dare alle cose il giusto peso. Ho imparato ad avere più fiducia negli altri ed ora aiuto altri bambini malati a non perdere la fiducia per poter continuare ad essere se stessi". Da quindicenne malato di tumore, ricorda ancora Roberto, "ho partecipato al progetto 'Punto a campo' che offriva dei campi estivi all'estero a bambini con tumore per trascorrere un periodo sereno in strutture attrezzate per i loro bisogni ma anche ricche di mille attività, dal tiro con l'arco all'equitazione". La Fondazione che gestiva il progetto, ad anni di distanza, ha però deciso quest'anno di non rifinanziarlo. Un'altra sfida per Roberto, che racconterà la sua esperienza Sabato 17 febbraio a Udine al convegno "Guariti per vivere", promosso dalla Federazione italiana associazioni genitori onco-ematologia pediatrica (Fiagop) in occasione della Giornata mondiale contro il cancro infantile: "Con altri volontari abbiamo costituito l'associazione Piano C e con le donazioni ottenute riusciremo a far ripartire 'Punto a campo'". Perchè la storia si ripeta, dice ottimista Roberto, "con la speranza di poter vedere sorridere tanti piccoli malati nei campi estivi. Proprio come, tanti anni fa, feci io".